L’antropologia di Antonia Bertocchi

Antonia Bertocchi

Principi antropologici e epistemologici come risposta al problema dell’esplosione demografica nei sistemi  ecologici  e sociali .

TRADUZIONE ITALIANA  DELLA RELAZIONE

“Anthropological and epistemological sources as a reply to the problem of the control of the impact of the population explosion on the ecological and social systems”.

pubbkicata  alle categorie:  citate e corredata ivi, di figure e biblografia.

Abstract

L’attuale crescita esponenziale della popolazione mondiale sta infliggendo una ferita mortale alla biodiversità dei sistemi ecologici e alla qualità della vita sociale. Purtroppo i tentativi di opporsi a loro, risultano inadeguati, inapplicabili o autodistruttivi. Qualsiasi sistema politico che ha subito o imposto una libera economia di mercato (dal più democratico al più dispotico) provoca  situazioni di degrado ecologico e sociale, che poi non è più in grado di correggete. Inoltre, emergono contrapposizioni ideologiche e un’ interiorizzazione di categorie patologiche riguardanti il modo di intendere lo sviluppo, il consumismo, la crescita a tutti i costi e la supremazia economica, tecnologica e militare. Pertanto noi assistiamo ad una accanita competizione in cui il vincitore è colui il quale riesce a garantirsi, in qualsiasi modo, le ultime risorse di un pianeta al collasso.

Fortunatamente, contro tali posizioni deleterie e fuorvianti, si sta sviluppando una critica radicale. Non solo da parte di spontanei movimenti anti- global,  ma anche da parte di  esperti il cui alto livello scientifico ed etico, si pone l’obiettivo di sostituire la prevaricante teoria economica con la “Bio- economia”. E questa  una forma di economia coerente con le leggi fondamentali della natura e in grado di affrontare la crescente amoralità/ immoralità grazie all’ottica della “Global Bioethics”.

 E’ questa  una forma di economia coerente con le leggi fondamentali della natura e in grado di affrontare la crescente amoralità/ immoralità grazie all’ottica della “Global Bioethics ” il cui approccio si vale  dell’intero campo interdisciplinare delle discipline  antropologiche, come proposto da B. Chiarelli (2003.2004)

Queste idee che agiscono nell’ambito di movimenti  di sostegno alla “Deep Ecology” e “ Decrescita “  si stanno imponendo anche in Italia sulla spinta della rivoluzione epistemologica, traendo esempi modelli e dati  dell’esperienza etnostorica di dei popoli di intresse  etnologico. Essi  hanno codificato  nei contenitori  simbolici dei loro complessi sistemi mito-rito, la capacità di conseguire una sopravvivenza a lungo termine. Purtroppo i loro codici culturali  sono stati ignorati, derisi e demonizzati come irrazionali e stupidi dalla cultura occidentale. Solo gli strumenti concettuali dell’etnoantropologia ci permettono di cogliere la loro efficienza, come dispositivi in grado di rendere sacre le relazioni ecologiche e sociali e di autocontrollo demografico. Inoltre il loro valore, riconosciuto dai biologi evoluzionisti, è stato incluso in Epistemologia Cibernetica, che ci ha dato la possibilità di avvalerci di un imetodo ingegneristico per la riappropriazione del pensiero magico – religioso.

L’uso di tali strumenti messi al servizio di processi di riappropriazione delle diverse  identità etniche  nel contesto della comune   identità di specie, ci permette  di  interpretare le immagini metaforiche non come rovinosa o vana fantasia, ma come una funzione biologica di adattamento. Su questa base è possibile  prendere il controllo dei  processi della co-evoluzione,  che riguardano i sistemi co-evolutivi uomo–società– natura, a cominciare dalla riduzione della pressione demografica in tutto il mondo.

 

Introduzione

Da qualche decennio, in concomitanza con l’accentuarsi della crisi ecologica mondiale e la nascita della New Age, sono iniziati nuovi contatti tra Antropologia ed Ecologia,  che hanno aperto nuovi ambiti di ricerca come: Ecologia culturale (a partire da J. H. Steward (1955), Ecologia umana (G. Marten 2002), Ecologia Profonda (Dewall B.-Session G. 1985; Naess A. (1989) ; Drengson A. (1995). Essi sono approdati  nell’ “Ecoantropologia” che Lanternari (2003) ha presentato come una rasegna storica  sugli intrecci interdisciplinari tra antropologia e temi ecologici ,  nel quadro della  lotta ideologica e politica. Oggi, molti movimenti etnici ed ecologici, stanno facendo emergere questi temi, per affrontare l’aggressività della mercificazione del processo di globalizzazione che sta distruggendo popoli, culture e ambienti in tutto il mondo.[1]

Per questo  ne paesi occidentali gli studi antropologici sono penalizzati e , in Italia,  neppure  adeguatamente istituzionalizzati. Essi  sono anzi ostacolati,  e soprattutto non riescono a costruire un ambito integrato perché sia gli antropologi fisici, che quelli culturali, già confinati in ambiti ritenuti per definizione incomunicabili, formano piccoli gruppi ideologizzati in conflitto  per l’accaparramento delle poche cattedre disponibili,  nell’illusione  che l’insistenza nelle rispettive  idee filosofiche obsolete, anguste e fuori dal tempo,  possa  fornire vantaggi politici.

Le loro ideologie infatti, non tengono nella dovuta conisderazione le scienze Bio-evolutive, soprattutto nelle loro correlazioni con l’Antropologia e l’Epistemologia Cibernetica. A questo sistema inegrato  fa riferimento  Bateson  nel suo Paradigma di “Ecologia della Mente” (Bateson G.1985)  da cui , chi scrive,  ha avviato l’elaborazione di un nuovo campo di studi, vale a dire, l’Antropologia della  Cultura  Ambientale (Bertocchi A. 2008 a)- 2008 b) sia  sulla base della elaborazione del concetto innoativo dell ’ “Eco-source Concept”(Il concetto di“Ecofonte“BertocchiA. 2006 a; 2007; 2008 c) www.ecoantropologia.net ),che su quello  di un approccio ecomuseale.  (Bertocchi A.: 2010)

  Lo studio del modo in cui le culture etnologiche del passato e del presente hanno realizzato relazioni armoniose sia sociali che ecologiche, suggerisce  di mutuare da loro proficui modelli di azione. Questa metodologia consente di scoprire le relazioni che ricorrono tra i sistemi naturali e culturali , nonchè di trovare le risposte per correggere i gravissimi errori che hanno portato verso il suicidio dell’umanità.

 I modelli che dobbiamo trovare non sono evidenziati dal solo esame della  struttura manifesta  dei sistemi simbolici  mito-rito, ma si trovano celati nelle loro struttura profonda,  da dove possono venir estratti solo  con strumenti cibernetici. Stiamo qui citando alcuni esempi  più significativi presi dall’enorme database messo a disposizione sia da Internet che da una vasta letteratura. I dati dimostrano il deleterio  impatto dell’incremento esponenziale della popolazione sui popoli e sulle culture, in relazione con i cambiamenti climatici. Inoltre evidenziano gli effetti dell’impatto del cambiamento climatico sulla diversità bio- culturale dei nativi.

 

L’impatto della sovrappopolazione

Thoraya Obaid,  Direttore Executivo, UN Population Fund (UNFPA), ha dichiarato che:

“ Non possiamo affrontare le sfide della povertà di massa, fame, malattie e distruzione  ambientale senza affrontare i problemi della popolazione e del tasso riproduttivo”. Infatti la crescita della popolazione mondiale è al presente esponenziale, ma non lo è il controllo demografico della popolazione e delle risorse. Vi è, certamente, una correlazione positiva tra il tasso di natalità e l’incremento della popolazione mondiale.”

Inserisci Tabella I: Il feedback Tra produzione, consumo e popolazione .

 

– La Medsin Nazional Conference 2007 ha esplorato alcuni dei temi importanti della salute e sociali che riguardano i cambiamenti della popolazione. La popolazione mondiale è più che raddoppiata negli ultimi 40 anni: dai 2,3 miliardi nel 1960 ai 6,6 miliardi nel 2000. Secondo una stima UN, ogni anno il numero di persone nel mondo cresce di circa 79 milioni. Circa il 90% di questa crescita si svolge nel mondo in via di sviluppo. Il  tasso di crescita globale della popolazione si riduce dal 1970. Secondo le aspettative attuali la popolazione umana si stabilizzerà  a circa 8,9 miliardi di persone entro il 2050.

(Amartya  Sen, Population: delusion and reality- Asian affairs on global issues.Population and health. Why Focus on population)

Inserisci tabella 2: la crescita della popolazione umana  dal 1900.

Alcuni ricercatori (Eudemonia Lab) pensano  che la Legge di Gay Loussac  si possa  applicare nel campo della demografia . Come  “In condizione di volume uniforme, la pressione del gas aumenta in una misura direttamente proporzionale all’incremento della temperatura, nella stessa misura, in condizione ambientali  costanti, la pressione demografica incrementa in misura direttamente proporzionale allo sviluppo economico e tecnologico”. Per questa ragione, se la cultura occidentale non sarà in grado di pervenire ad un drastica riduzione della popolazione mondiale, l’esplosione di tutto il sistema della geo-politica è assicurato. (L’eccesso di popolazione ed  industrializzazione causa emissioni di effetto serra (CO2, CH4, N2O sono 300 x 300 – 30k).Le concentrazioni di gas serra nell’ atmosfera terrestre sono   cambiate fin dalla rivoluzione industriale.)

Inserisci tabella 3: Curva  di Keeling

 

Le oscillazioni nella Curva Keeling rappresentano le fluttuazioni stagionali dei livelli di anidride carbonica. (Keeling C.D: 1978; C.D. Keeling e Worf T.P. (2004))

Inserisci Tabella 4:. Concentrazione di gas ad effetto serra

 

 

 Montanari S. (2007a; 2007 b, 2008) ha scoperto un particolato ultra fine, cioè un inquinamento da nanoparticelle causato da combustione ad alta temperatura. Esse sono eterne e si accumulano nell’organismo, causando  nanopatologie, ossia  malattie degenerative.

Inserire Tabella 5

Tumore del fegato Montanari S. (2008) files.meetup.com/300838/nanoparticelle% 20nel Stefano Montanari, (Direttore di  Nanodiagnostica).

 

 

Le emissioni di CO2, provengono da paesi industrializzati, mentre la densità della popolazione è incrementata dalle regioni povere (vedi Figura 1 Global Economic Growth in ricche e povere regioni -United Nation Development Program (UNDP) Fonte:  IPCC WG1  AR4 Report – Il riscaldamento globale accelera l’evaporazione, del ciclo idrologico, liberando più vapore acqueo nell’ aria. Maggior vapore acqueo genera un effetto serra occasionale, dal momento che il vapore acqueo è un gas serra. Tuttavia, può anche portare alla formazione di più nubi, che potrebbe , aumentare l’albedo. (http://it.wikipedia.org/wiki/Albedo

(Credit: Cortesi   immagini  dell’ USGS (John M. Evans, USGS, Distretto Colorado).

 

Pericoloso ciclo di feedback positivo

Esso è’ implicito nei sistemi di produzione estensiva (es. Pascolo di bovini), incendio occasionale, e danni ai sistemi di produzione intensiva , come  le piantagioni di alberi e i sistemi agro-forestali). Gli incendi usati nel territorio adibito a pascolo o ad agricoltura,  spesso bruciano oltre il  limite, danneggiando le colture perenni, i sistemi agro-forestali, e i sistemi di gestione forestale. Queste perdite incoraggiano i produttori a continuare l’uso dei sistemi di produzione estensiva, perpetuando il ciclo del fuoco. Un altro ciclo di feedback positivo si verifica tra incendi boschivi del sottobosco, il taglio selettivo e l’infiammabilità della foresta. Sia l’incendio del sottobosco che il taglio e il trasporto del legname aprono spazi, uccidono alberi e accrescono il combustibile del sottobosco incrementando la vulnerabilità delle foreste al fuoco. Il cambiamento nell’uso del suolo, le emissioni di fumo rilasciato dai fuochi e il clima inibiscono le precipitazioni. La trasformazione delle foreste in pascoli può anche inibire le precipitazioni riducendo il vapore-traspirazione e l’assorbimento della radiazione solare da parte della vegetazione. Gli episodi di El Niño provocano periodi di siccità in Amazzonia, che potrebbero aumentare in futuro, attraverso un riscaldamento globale. In una revisione dello studio per ABC News, J. Hansen ha osservato che in punti critici, “vi è una accelerazione, potenzialmente incontrollabile, delle emissioni di vasti depositi naturali di gas serra.” Egli trae una tale conclusione dalla prova del pericoloso ciclo di retroazione del sottobosco che viene monitorato in varie regioni del pianeta. Molti studi hanno riportato i commenti su questo fenomeno  già osservato nel disgelo della tundra, dei fondali marini e nella essicazione delle foreste. (Hansen J.2000; Hansen et al: 2006)

              L’effetto serra comporta il riscaldamento globale ed il riscaldamento globale in modo     ricorsivo  sta  incrementando l’effetto serra.

 

I rischi dell impatto del  riscaldamento globale sui ghiacciai

L’impatto del riscaldamento globale è in aumento ed i ghiacciai si stanno sciogliendo – Dal 1979 più del 20% del ghiaccio della calotta polare si sta sciogliendo. Per esempio il Pasterze, il più lungo ghiacciaio dell’Austria, nel XIX secolo era più  lungo di circa 2 km., ma ora è completamente fuori dalla vista che domina dall’alto il Grossglockner High Road

Inserisci tabella 6.

 

Il ghiaccio artico è in rapido scioglimento, il ritiro dei ghiacciai per riscaldamento globale indica un riscaldamento planetario. Si noti che i colori giallo, oro e marrone rappresentano ghiacciai che si stanno assottigliando. La stragrande maggioranza dei ghiacciai è sempre più sottile. Gli scienziati ritengono questo assottigliamento una conseguenza di un pianeta surriscaldato. Un gruppo di ricerca di ritorno dalla Siberia conferma l’ipotesi che il processo di riscaldamento globale andrà ad accelerare ulteriormente il riscaldamento.

 

DISASTRO incipiente  dalla CORRENTE DEL GOLFO  ATLANTICA.

Altro disastro riguarda  la situazione della Corrente del Golfo Atlantica. In effetti negli ultimi 50 anni si sta  raffreddando, lentamente  di un 30% . La rivista Nature, pubblica i risultati di uno studio che dimostra che la Corrente del Golfo (quello che tiene calda l’Europa, nonostante il fatto che il Regno Unito sia più a nord della Baia di Hudson) ha subito un rallentamento, che in gran parte è avvenuto a partire dal 1998. L’Oceano ce ne trasmette le informazioni.

Anche il Polo Artico è in pericolo: Durante una intervista (Beccaria G. 2007), Serena Massolo, ricercatrice dell’Università di Genova, ha spiegato che anche l’Artico è in pericolo perché gli oceani intercettano la CO2 che si accumula in acque profonde, rendendole acide. La conseguenza è che: ” uno dei meccanismi per il rinnovamento delle acque e per la regolazione del clima globale, sta rallentando: è la produzione dell’ Antarctic Botton Water, che alimenta la circolazione oceanica termo-salina profonda”. Ora, poichè le acque intorno all’antartico  sono essenziali per portare al Nord le temperature calde e l’ossigeno, è evidente che tale effetto, interagendo con il raffreddamento della Corrente del Golfo, produrrà inizialmente fusione dei ghiacci del polo, e successivamente il clima andrà verso una nuova era glaciale. (Jacobson  M.Z.  2005)

 

Una difficile sopravvivenza

E’molto difficile che l’umanità possa sopravvivere a questa catastrofe. Molte città in prossimità di fiumi e mari, saranno sommerse e fiumi e sorgenti di acqua dolce si asciugheranno, perché con la sparizione dei ghiacciai, le sorgenti dei fiumi si esauriranno. Infatti  lo scioglimento dei ghiacci sta producendo la riduzione delle riserve di acqua dolce di tutto il pianeta. Noi non siamo in grado di adattarci a estremi scambi climatici, come molte specie di animali possono fare. Una risorsa per l’adattamento potrebbe essere la  tecnologia, di cui ora non disponiamo. Lo scenario è davvero apocalittico: gli abitanti, lasciando i loro paesi, affamati, malati, invaderanno e affolleranno regioni  impoverite nella loro biodiversità e nelle risorse farmaceutiche (le risorse dalle biodiversità  marine, animali e alberi, hanno applicazioni  farmaceutiche).

 

Riscaldamento Globale e estinzioni di massa

Di recente l’uomo ha accelerato il tasso di estinzione di diverse specie che vanno scomparendo di  giorno in giorno. Il bilancio delle vittime causate artificialmente dall’uomo è da capogiro. Alla Natura serviranno milioni di anni per riparare ciò che l’uomo distrugge in pochi decenni. (Thomas C.D. et al. 2004)

Distruzione dei punti caldi della biodiversità

La Biodiversità non è distribuita uniformemente sul pianeta. Alcune aree ospitano concentrazioni maggiori  di specie  viventi, rispetto ad altre. Conservation International (C.I.) ha identificato quelle aree biologicamente ricche che si trovano  sotto la più grande minaccia di distruzione come “punti caldi” della Biodiversità. Per questo la C.I.concentra la conservazione in queste aree che presentano  maggior impatto per la tutela ambientale. Ad oggi, la C.I. ha identificato 25 punti prioritari sulla base di tre criteri: il numero delle specie presenti, il numero di quelle specie che si trovano esclusivamente in un ecosistema e il grado di minaccia che devono affrontare. Circa la distruzione dell’habitat  in Madagascar, il dato per capire la distruzione della biodiversità e della foresta pluviale, è questa: se non si interviene, tra il 2012 e il 2016 la superficie di molte  foreste pluviali, finirà sotto il punto critico della soglia di salvaguardia del 10% dell’area della foresta pluviale vergine con il suo 50% delle sue specie rimanenti.

Un terribile esempio è il massacro dei gorilla di montagna in Congo, assassinati dai bracconieri, commissionato dalle multinazionali, che vogliono sfruttare le foreste per il carbone vegetale e il coltrane. Questo è una specie di sabbia nera, da cui ha origine il tantalio usato nella produzione di turbine aeronautiche, telefoni cellulari, personal computer, e per  la produzione nucleare. Il suo peso e valore sono come quelli dell’oro. L’ 80% delle forniture mondiali  di Coltrane provengono dall’ Africa e l’80%  di queste, dal Congo.

 L’incremento della popolazione aumenta il riscaldamento globale, e in una ricorrente spirale sul riscaldamento globale, aumenta l’impatto sulla biodiversità degli ecosistemi e del genere umano.

 

Impatto dei cambiamenti climatici sulla  diversità bio-culturale dei popoli indigeni.

Essi  sono  i più colpiti dai cambiamenti climatici .Il biocombustibile ha spazzato via la produzione di carburante, l’espansione dell’energia rinnovabile e altre misure di attenuazione del loro sradicamento in molte regioni… I popoli indigeni hanno contribuito alla minore emissione di gas serra nel mondo  e hanno lasciato solo una minima impronta ecologica sulla Terra. Tuttavia essi subiscono i peggiori impatti non solo dal cambiamento climatico, ma anche da alcune delle misure internazionali di attenuazione. Queste sono state  adottate, in accordo con una delle Università delle Nazioni Unite, che ha ospitato il meeting nel mese di aprile  3-2008 a Darwin, Australia.

Gli impatti del cambiamento climatico sulle popolazioni indigene in tutto il mondo includono:

La relazione finale dell’ UNPFII che verrà presentata alla settima sessione.

“Le popolazioni indigene si considerano come il mercurio nel barometro del cambiamento climatico del mondo”, dice  UNU – IAS Direttore A.H. Zakri. Essi non hanno beneficiato in alcun modo significativo del finanziamento relativo al cambiamento climatico, sia per l’adattamento e la mitigazione, sia per i sistemi di scambio delle emissioni. Le misure di mitigazione del cambiamento climatico sono orientate al mercato e alle altre misure non è stata data molta attenzione. Ci auguriamo che questo incontro possa contribuire ad affrontare tale squilibrio.

Aggiunge il dottor Zakri:” La gran parte delle popolazioni indigene usano livelli sostenibili di carbone neutro o carbonio negativo, compatibile con il mantenimento della vita che ha consentito di vivere per migliaia di anni.    

Ci sono almeno 370 milioni di indigeni che  in ogni parte del mondo adottano stili di vita impostati con carbonio negativo, relativamente neutrali oppure uniformati ad essi.. Pur non essendo un numero elevato rispetto alla popolazione mondiale di 6 miliardi, esso ha un impatto sostanziale nella riduzione delle emissioni. … Gli Stati Uniti, con una popolazione di 300 milioni (solo il 4%  della popolazione mondiale, è responsabile di circa il 25% delle emissioni di gas -serra del mondo” UNU Institute of Advanced Studies.

L’Istituto di Studi Avanzati  ( IAS  )è una  rete globale di ricerca e centri di formazione, che . fa parte dell’Università delle Nazioni Unite.  IAS impegna la ricerca e l’istruzione post-laurea sui principali temi dello sviluppo sostenibile. Esso riunisce le competenze provenienti da discipline quali economia, diritto, biologia, scienze politiche, fisica e chimica per meglio comprendere e contribuire a soluzioni creative,per problemi globali pressanti. UNU-IAS lavora per individuare e affrontare le questioni strategiche di interesse per tutta l’umanità, per governi e responsabili di decisioni e, in particolare, per i paesi in via di sviluppo.

L’Università delle Nazioni Unite (UNU), fondata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, UNU è una comunità internazionale di studiosi impegnati nella ricerca, formazione avanzata e la diffusione delle conoscenze relative ai pressanti problemi globali. Le attività si concentrano principalmente sulla pace e risoluzione dei conflitti, lo sviluppo sostenibile, l’uso della scienza e della tecnologia per il progresso del benessere umano. L’Università gestisce una rete mondiale di centri di ricerca e formazione post-laurea, con sede a Tokio.

I partecipanti a Darwin, in Australia sentiranno in prima persona l’impatto del cambiamento climatico sulle popolazioni indigene e come queste si stanno adattando ad un riscaldamento globale.  Essi potranno anche studiare i fattori che favoriscono o ostacolano la partecipazione delle popolazioni indigene nei processi internazionali e le deliberazioni relative alla riduzione delle emissioni e scambio delle emissioni.

L’evento dal titolo, Riunione internazionale di esperti sui cambiamenti climatici e popoli indigeni, è stato organizzato dalla UNU che ha sede in Giappone e l’Istituto di Studi Avanzati (UNU-IAS) in unione con il UN Permanent Forum on Indigenous Issues (UNFII) e il North Australia Indigenous Land and Sea Management Alliance (NAILSMA). 

Dal messaggio del direttore in occasione della Giornata Internazionale dei popoli indigeni del mondo (UNU –IAS Director Zakri A.H.-2008) citiamo“ La necessità di maggiori  investimenti in ricerca, formazione e capacità di costruzione su questioni relative alla conservazione, alla manutenzione e la promozione delle conoscenze tradizionali, è stata ampiamente riconosciuta da popolazioni indigene,  governi,  educatori e organizzazioni. In particolare c’è un grande bisogno di un approccio proattivo, un contenitore di pensiero multidisciplinare globale per le questioni di TK, accettate da una vasta gamma di partecipanti più anziani  e in grado di fornire simultaneamente leadership intellettuale e agire  come un mediatore onesto.”     

Inserisci Tabella 7: UNU-IAS direttore AH Zakri

 

 

 STRUMENTI EPISTEMOLOGICI

La rivoluzione epistemologica di G. Bat

Dopo il fallimento della Conferenza di Copenhaghen (2009)  la Conferenza di Cancún Messic  ( 29 Novembre  10 Dicembre 2010  sedicesima conferenza ONU sul cambiamento climatico sembra aver finalmente registrato qualche risultato positivo, come: il cambio di fronte della Cina. La richiesta di un un accordo globale di riduzione delle emissioni La approvazione per acclamazione  ella costituzione di un fondo verde per il clima a sostegno dei Paesi in via di sviluppo per gli interventi di riduzione delle emissioni e adattamento ai mutamenti climatici. Inoltre, è stato finalmente riconosciuto che gli attuali impegni di riduzione non sono sufficientemente ambiziosi e la necessità di colmare questo gap per stare al di sotto dell’aumento di due gradi di temperatura. Altro elemento positivo, infine, è l’atteggiamento dell’Europa, che ha tenuto la barra sulla questione della riduzione dei gas serra, pronta ad alzare l’asticella al 30% entro il 2020. http://www.pianeta.it/territorio/clima/conferenza-di-cancun-risultati-migliori-del-previsto/ http://www.cop16.mx/

Come antropologi, siamo disponibili a portare qualsiasi sostegno a queste istituzioni al fine di intraprendere azioni utili per la sopravvivenza dei popoli indigeni.  Poniamo  anche attenzione per i prossimi congressi.

Esempi:

–Gli  U’wa lottano per mantenere il loro stile di vita. Dalle foreste del nord-est della Colombia, i restanti 5.000 membri di questa  triade  stanno protestando contro  l’ invasione  dell’ Occidental Petroleum.

“Ogni volta che una specie si estingue, l’umanità si avvicina alla sua stessa estinzione; ogni volta che una popolazione indigena si estingue, un altro membro della famiglia umana, parte per sempre per un viaggio senza ritorno. Forse prima che l’avidità  metta radici in noi, saremo in grado di vedere la meraviglia del mondo e la grandezza dell ‘universo che si estende oltre il diametro di una  moneta.” (Da: Kuwar Berito U’wa, Autorità Tradizionale)

In Curitiba (Brasile, 27 marzo 2006-ENS) Presidente brasiliano Luiz Inácio da Silva ha detto, ai delegati riuniti per una conferenza internazionale sulla necessità di arrestare la perdita di specie, che la conservazione della diversità biologica del pianeta dipende principalmente dalla volontà politica dei paesi, soprattutto di quelli sviluppati. Almeno 15.580 specie di piante ed animali sono in via di estinzione, secondo l’ultimo Global Species Assessment rilasciato dalla IUCN-World Conservation Union nel 2004.: un anfibio su tre e quasi la metà di tutte le tartarughe d’acqua dolce sono minacciati, così come un uccello su otto e un mammifero su quattro sono in pericolo.

Purtroppo il processo di globalizzazione sembra non possa più essere fermato.  Nonostante interventi di  critica radicale espressi da autorevoli personalità  politiche (es.: Al Gore del 2005), la frenetica competizione verso la distruzione dell’ambiente e della cultura sta diventando incontrollabile.

In questo modo l’individuazione, la classificazione e la denuncia di quei crimini, non riesce ad  ottenere risultati utili, perché la corruzione stessa dipende da patologie  Epistemologiche.

L’aiuto che si propone questo contributo consiste nell’ approfondire la ricerca di queste patologie epistemologiche responsabili della crisi ecologica .   G. Bateson le ha riassunte così:

 – “Noi contro l’ambiente; Noi contro altri uomini; 2- la cosa  importante è il singolo individuo (o la singola azienda, o la singola nazione) 3- Possiamo avere un controllo unilaterale sull’ambiente e dobbiamo fare ogni sforzo per arrivare ad esso;  4- Noi viviamo in una frontiera che si espande all’infinito;  5- Il determinismo economico è cosa ovvia e sensata;  6- La tecnologia ci permetterà  di raggiungerlo.

Inserisci Tabella 8:

Crisi ecologica. Modello Dinamico cibernetico (Bateson G. 1985)

 

Il modello descrive la crisi ecologica come risultante dalle conseguenze cumulative di  Patologie  Epistemologiche. Idee dominanti e sbagliate, di cui viene abusato anche in campo scientifico, trascurando i principi della  Bioetica  Globale , nonostante l’impegno posto dal Prof.  Chiarelli  nella loro  promozione e difesa ( Global Bioethics: Chiarelli B. 1993, 2005). Le etiche native non sono imposte dall’alto da stati e religioni dominanti, ma sono elaborate e selezionate dalla co-evoluzione come codici relazionali complessi codificati in sistemi  mito-rito di tipo magico-religioso.   Le   Etiche indigene fondate sull’altruismo fanno parte  integrante  della storia co–evolutiva dell’uomo. Credo davvero che i sistemi mito-rito dei  nativi mantengono la  sostanza etica del comportamento umano. Per la comprensione di Globale Bioethics è necessario appropriarsi eson  consiste nell’idea  che per la correzione di quegli errori è necessario – prima di tutto  correggere le idee errate delle  patologie epistemologiche, poiché esse sono utilizzate  per giustificare i crimini contro la natura e l’umanità. Chi scrive ha elaborato risposte creando un nuovo campo di studi: L’ “Antropologia della Cultura ambientale” (Bertocchi A. 2006 a, 2006 b) Esso evidenzia  come le  patologie epistemologiche siano mappe cognitive ecologicamente non-valide, e l’urgente bisogno di servirsi di mappe cognitive ecologicamente valide, sulla base di idee diametralmente opposte, ed esattamente:

 

 

 

 

b) Noi insieme ad altri uomini;

c) Ciò che è importante è il gruppo, la società,l’interazione e la co-evoluzione;

d) Non possiamo avere un controllo unilaterale sull’ambiente e non  possiamo ottenerlo.

e)  Viviamo entro una frontiera che non si espande all’ infinito;

f) Il determinismo economico è una cosa sbagliata;

g) La tecnologia non può permetterci di raggiungerlo.  

                  Ĕ interessante notare come questi principi corrispondano a  quelli dei popoli  indigeni, con la differenza che essi sono in grado di metterli  in pratica.

a) Noi insieme con l’ambiente;

Il modello mostra come Popolazione, Tecnologia, Hybris interagiscono per  provocare inquinamento, guerre e carestie. Bateson aveva detto che, se l’umanità non può affrontare crisi ecologiche, il genere umano sarà sommerso  dalla propria spazzatura, ma non è  stato  ascoltato.  Ora vediamo emergere spazzatura a Napoli e in tutto il mondo.

La discarica  natante  più  “grande degli Stati Uniti”, è stata descritta come la più grande discarica del mondo, o la zuppa di plastica del Pacifico, e sta cominciando ad allarmare gli scienziati. Scoperta nel 1997 dal  marinaio americano Charles Moore,  è anche chiamata la grande chiazza-immondizia del Pacifico:E’ preoccupante sia  per le sue dimensioni sempre crescenti  che per il possibile impatto sulla salute umana.

Inserisci Tabella 9:

connessioni  e feed-back tra desertificazione, cambiamenti climatici e perdita di biodiversità

 

I componenti principali della perdita di biodiversità riguardano direttamente i cicli interni connessi alla desertificazione,  attraverso l’erosione del suolo. Il ciclo esterno pone in relazione perdita di biodiversità e cambiamento climatico. Nella parte superiore del ciclo esterno, si riduce in origine la produzione e l’attività microbica, si riduce l’attività di cattura  del carbonio e tutto ciò contribuisce al riscaldamento globale. Nella sezione inferiore del ciclo esterno, il riscaldamento globale incrementa la traspirazione del vapore, danneggiando quindi la biodiversità. I cambiamenti nella struttura della comunità e le diversità sono previsti anche perché diverse specie reagiscono in modo diverso per le concentrazioni elevate di CO2.

L’ interazione di questi elementi  induce all’avvento dell Antropocene (PJ Crutzen 2005). È molto difficile, per l’umanità affrontare le catastrofi che ha provocato,  perché l’umanità al contrario degli animali, può mentire a se stessa, affermando di non esserne la responsabile.

 

Alcuni esempi di disinformazione da:

–B. Lomborg (2001): L’ambientalista scettico, pubblicato in tutto il mondo.

–Battaglia F. (2007) ha pubblicato in Italia un importante libro: “Illusione dell’Energia dal sole”

–ExxonMobil, che ha speso 16miliardi di dollari per finanziare la campagna di disinformazione sulla scienza del riscaldamento globale. Nello sforzo continuo di confondere i fatti inconfutabili , finanzia più istituti (per esempio, Cooperative Environmental Institute, Marshall Institute) per pubblicare fatti ingannevoli circa il riscaldamento globale.

 George W. Bush passerà alla storia come il peggior presidente ambientalista degli Stati Uniti. In un arco di tre anni, l’amministrazione Bush ha avviato più di 200 riduzioni di principali leggi ambientali dell’America, indebolendo la protezione di  aria , di acqua, di terre pubbliche e di fauna selvatica. (Robert Kennedy, Jr.)

Un discorso a parte merita –il caso dello scienziato, James E. Hansen, (2000).   Hansen, J.E. et al. (2006) per lungo tempo direttore dell’agenzia del Goddard Institute for Space Studies, ha detto in un’intervista che i funzionari al quartier generale della NASA avevano ordinato al personale degli affari pubblici di rivedere i contenuti di sue lezioni e documenti, (sito Goddard Web) e richieste di interviste. Il maggior  climatologo della NASA dice che l’amministrazione Bush ha cercato di impedirgli di parlare da quando ha tenuto una conferenza il mese scorso per la riduzione rapida delle emissioni di gas a effetto serra legate al riscaldamento globale. Il  Dr. Hansen ha detto che vuole ignorare le restrizioni “Essi ritengono che il loro compito sia quello di essere censori di informazioni verso  il pubblico”. Come si può uscire  dalla “Apocalypse Now ecologica?”

Spero che non salteremo dalla padella nella brace del Dr Eric Pianka, che è stato al centro di una tempesta di fuoco dei media per il paradossale augurio di morte sul 90% dell’umanità per mezzo di un attacco biologico aereo di Ebola. Meglio adottare , sempre che siamo  ancora in tempo, gli strumenti epistemologici offerti da Deep Ecology il cui 4 ° Principio afferma:

“La prosperità della vita e della cultura umana, è compatibile con una sostanziale riduzione della popolazione umana . La prosperità di vita non-umana richiede  questa decrescita (Næss, A. 1989)”.

 

Anche persone molto importanti stanno prendendo  posizione i come:

–Leonardo Di Caprio con “11’ ora“, un documentario sulle crisi ambientali causate dall’impatto delle azioni umane sul pianeta,  chiede un intervento di riparazione attraverso una riorganizzazione delle attività umane. –

–Al Gore, Nobel per la Pace sta coraggiosamente lottando per dirottare l’opinione dei mass-media pubblici su questo argomento ecologico.

–Ed un nuovo movimento della Decrescita   ( “Decroissance”  (Latouche S.: 2005, 2007 · 2008 a, 2008 b, 2008 c), De Benoist A. (2008), che si sta diffondendo anche in Italia. (Decrescita )

Le crisi ecologiche sono state causate dal capitalismo, ed è impossibile per il capitalismo fronteggiarle.Al contrario di ciò che propone Amory Lovins (P. Hawken, A. Lovins, L. Hunter Lovins); (Gualerzi V. 2008) il capitalismo non è naturale, mentre il socialismo è naturale. Infatti, la Storia comparata delle Religioni ha nel corso di un lungo tempo dimostrato che fin dalla preistoria antiche società tradizionali, etniche si sono organizzate  in strutture sociali di equa condivisione delle risorse.

Il socialismo è potenzialmente in grado di far emergere la Neghentropia  (J Rifkin: 2000; Georgescu Roegen:. 1971) del sistema globale.

–Jeremy Rifkin, prevede una revisione della legge dell’entropia che avrà effetto sul nostro mondo post-industriale. Rifkin basa la sua critica alla nostra civiltà sulle leggi  termodinamiche che si suddividono in due leggi:

1. L’energia non può essere creata o distrutta, ma può solo cambiare forma (da potenziale in cinetica,o da cinetica in calore). L’energia tende a spostarsi da un luogo di maggiore concentrazione ad uno di più bassa concentrazione.

2. L’energia potenziale dello stato (attuale) sarà sempre inferiore a quella dello stato iniziale. Ogni volta che l’energia passa da una forma all’altra, un costo viene pagato in perdita di energia a causa della nostra incapacità di catturare / contenere  energia sotto forma di calore.

Riconoscendo i vincoli naturali di energia, Rifkin traccia un quadro cupo per il futuro della nostra civiltà che dipende così fortemente dal petrolio a buon mercato e facilmente accessibile. La diminuzione di questa risorsa diminuisce, minaccia il  futuro del nostro stile di vita

 

Strumenti antropologici

Se osserviamo le popolazioni indigene nel loro condizioni naturali, vale a dire quando non sono ancora venute in contatto con la sedicente “cultura occidentale”, tutti sono stupiti per la limpidezza espressa dal loro volto, fiero e gentile al tempo stesso, per il loro equilibrio psicologico,  l’aspetto sano , l’elegante portamento e il comportamento etico e dignitoso, Atteggiamenti e tratti che rivelano il loro senso di autostima e la concezione sacrale  della vita sociale e cosmica, come si può vedere nell’esempio dei popoli Bhutan

Tabella 10 e 11: uomo e  donna  Noma  ( Sakten. Bhutan 1990 )

 

Le loro espressioni sono quasi tutte scomparse dalla faccia e dal portamento dei cittadini  delle metropoli industriali che sopravvivono con fatica tra inquinamento, malattie degenerative, rifiuti, eccesso di prodotti alimentari tossici, e  sofferenza  psicologiche lenite  temporaneamente da deleteri drogaggi di massa . Il tutto subìto come complici passivi di un disastro planetario in cui siamo  stati coinvolti, dalla retorica fraudolenta delle “ democrazie”.

I popoli indigeni sono in grado di salvaguardare la loro capacità di rispettare i loro ecosistemi. Di particolare interesse è l’esempio della comunità Tsembaga di orticoltori che vivono sulle montagne Bismarck della Nuova Guinea, studiati  sul campo da Rappaport R. (1926-1997).

In“Pigs for the Ancestors”R. Rappaport (1968) descrive ( introducendo tra i primi   l’approccio  cibernetico  alle scienze ecologiche e antropologiche :1971, 1979) il ruolo della loro cerimonia religiosa “bail”, nel mantenere l’omeostasi energetica tra la comunità, l’ambiente naturale, e le popolazioni confinanti. Questi calcoli hanno rivelato, che  il rituale Kaiko era basato sul rapporto tra il sistema ecologico di persone, suini, scorte di cibo locale, e la guerra. Il rituale dispone il consumo cerimoniale collettivo del numero di suini che eccede la capacità di carico dell’ambiente naturale. In  tal modo il sistema cibernetico mito-rito  della  cerimonia Kaiko,  distribuisce la ricchezza in eccesso sotto forma di maiale-energia, e facilita  il commercio tra le persone.

I biologi definiscono la carrying capacity come il calcolo della popolazione massima di una data specie che può sopravvivere indefinitamente in un dato ambiente. E’stato originariamente applicato relativamente al numero di ovini o bovini che potrebbero essere mantenuti al pascolo senza degradare la terra in modo che non si possano più sostenere gli animali. Dipende dalle condizioni e dalle risorse disponibili nel settore specifico, e dalle  abitudini di consumo della specie considerata. Poiché  ciò che è disponibile nella zona, e le abitudini di consumo delle specie cambiano nel tempo, la capacità di carico è sempre in cambiamento. La capacità di carico è una misura di sostenibilità all’interno di queste mutate condizioni. (Bertocchi A 2009 b)

Tabella 12 Capacità di carico

 

 

 Allora, qual è il segreto delle società etnologiche?

 Perché esse sono in possesso della  capacità di adattamento, mentre al contrario la sedicente cultura occidentale l’ha persa? Perché non riusciamo ancora  a  realizzare un’ autentica società cristiana  e socialista, mentre ci sono riuscite le popolazioni pre-letterate,  senza leggi scritte, ma solo  attraverso le loro tradizioni culturali  orali? Penso che un forte impegno antropologico e sistemico di ricerca , ci permetterà  di trovare le risposta nella  tradizione culturale orale codificata da sistemi religiosi mito-rito-

Antonia    Bertocchi

22 April 2008

Cremona 26 November 2010

 

 

 


 1)  [1]Di conseguenza ho nominato “Ecoanthropology” (www.ecoantropologia.net ) il mio sito web (Link di personal Pagehttp:/aai.unipr.it/cgi-bin/home.plnto)

Commenti

4 Risposte to “Principi antropologici e epistemologici come risposta al problema dell’esplosione demografica nei sistemi ecologici e sociali .”

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