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L’albero della Cuccagna della Sagra di Montodine (Crema)- edizione 2004. aggiornata con figure
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Antonia Bertocchi
L’albero della Cuccagna della Sagra di Montodine (Crema)- edizione 2004. aggiornata
Commento al Filmato realizzato dal Regista Luigi Ginevra, Antropologo Visuale . Esso è stato acquisito da Regione Lombardia, insieme agli altri documentari audiovisivi dello stesso autore contenuti nel DVD allegato all’Opera Multimediale Atlante Demologico Lombardo per il Cremonese ADL 2011 (www.demologia.it) al quale l’Antropologa Antonia Bertocchi a collaborato, sia in veste di Ricercatrice che di Consulente Scientifica.
Nota di campo
Sin dal tardo pomeriggio di Domenica 25 Luglio 2004 la piazza della Chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena, a Montodine (Crema) è animata da un trepido andirivieni di popolo, affluito anche da altri paesi vicini per assistere all’evento “clou” della Sagra: la scalata dell’albero della Cuccagna che, circa 25 anni fa, si svolgeva in riva al Serio.
Verso le ore 21, quattro squadre ad ognuna delle quali il regolamento concede alcuni tentativi preliminari, per scaldare i muscoli, si dispongono ad iniziare la gara sotto la premurosa e professionale supervisione della famosa squadra atletica “Acrobati della Cuccagna” capitanata da Walter Milesi ( palodellacuccagna.blogspot.. http://picasaweb.google.com/bungiu.strafera) giovane atleta che, in Italia e all’estero, mantiene vivo questo rito tradizionale carico di valori morali, sportivi culturali ed educativi. Forse qualcuno ne ricorderà la brillante partecipazione alla sfida della trasmissione televisiva “Scommettiamo che ..”, condotta da Gerry Scotti, qualche anno fa
Alle 21 in punto lo speaker fischia lo “start”e i gagliardi giovani della prima squadra danno inizio alla scalata del Palo, piantato a norma di legge e dotato di rete di protezione, che suscita i commenti positivi dei genitori e degli amici dei ragazzi in gara. Grande è l’entusiasmo alla vista dei poderosi salami di prima qualità, legati con altre prelibatezze e doni alla sommità del palo,
I ragazzi cominciano ad avvicendarsi nella gara, con slancio competitivo, ma si gettano nell’impresa un pò goffamente, senza seguire una tecnica particolare. Risultato? Il tentativo si risolve dopo alcune maldestre bracciate che hanno invano aggredito un palo abbondantemente grondante di grasso, e che finiscono in una scivolata generale, di corpi aggrovigliati, che rende vani gli incitamenti del pubblico, ad un tempo divertito e deluso.
Dopo diversi tentativi andati a vuoto, interviene la squadra professionista di Milesi, che spiega ed insegna, dandone l’esempio pratico, la tecnica sportiva che porta al successo finale.: un gioco a staffetta in verticale nel quale, quelli che stanno alla base, con i piedi ben piantati a terra, sostengono il peso di quelli che salgono agilmente su di loro. Questi, a loro volta, con le gambe ben agganciate a metà del palo, possono dare sicuro supporto al giovane che, con una spettacolare rincorsa percorre la scala umana, raggiungendo elegantemente la cima, da dove riceve gli applausi di una folla festante, che comincia a ben sperare nella possibilità di realizzazione di tanta impresa, anche da parte dei ragazzi del posto.
La seconda squadra scende allora in campo baldanzosa, ma la messa a punto dell’emulazione di tale agile performance risulta ardua. Lo sforzo è generoso, quasi.. quasi uno ce la fa, aiutandosi con della farina che sparge a manciate sul legno per accrescere l’attrito e facilitare il mantenimento della presa, ma la scivolata generale si ripete. A questa seconda squadra viene concesso un altro tentativo che rinnova la scivolata generale, accolta da un corali esclamazioni di sconforto.
A risollevare gli animi, interviene di novo la squadra professionale che aiuta uno dei concorrenti più animosi,a raggiungere rapidamente la cima, suscitando un applauso stupito e affascinato …
A questo punto la IV squadra , prende coraggio ed entra nella tenzone, ma siccome nessuno dei concorrenti riesce nell’impresa, ecco che di nuovo accorrono gli acrobati professionisti che trasportano letteralmente fino alla sommità, un giovane occhialuto di Castiglione d’Adda, che finalmente riesce a staccare uno dei salumi tra gli applausi di una folla finalmente appagata ed esultante .
Poco per volta anche altri giovani tentano l’impresa e, ad uno ad uno per ogni gruppo , vengono facilitati nella salita e possono esperimentare la grande gioia di riuscire in foto dal filmato di Luigi Ginevra
un’impresa che, fino a pochi minuti prima sembrava impossibile.
Ancora una volta gli”Acrobati della Cuccagna”, guidati da Walter Milesi, hanno saputo comunicare ai giovani partecipanti e ad un’intera comunità festante, una coinvolgente passione per questo antichissimo gioco, risalente all’alba dell’uomo. Esso meriterebbe di venir riscoperto e valorizzato a cominciare dai luoghi in cui se ne conserva il ricordo , non solo per i suoi evidenti e salutari aspetti agonistici e sportivi, ma anche per i suoi alti valori socio-pedagogici , etnostorici ed iniziatici (Bertocchi A.1997, 1998 a), 1998 b) 1999 ).
Commento comparativo
L’ albero della Cuccagna,( con ‘albero di Maggio ) conserva nella sua struttura profonda, che è di tipo magico-religioso, significati e funzioni ecologiche e religiose che ci riportano alla fonte della religione delle origini, all’Essenza stessa delle Religioni ( Bertocchi A 2009a:; 2009 b) quella fondata sul sentimento cognitivo-empatico del “sacro-immanente”.Un sentimento che persiste nella coscienza dei popoli italici
Nonostante la sua rimozione da parte della cultura dominante che ne nega la presenza, lo dissacra e lo mercifica, esso è sempre pronto a risorgere, come dimostra il caso del rito dell’albero della Cuccagna nel contesto della sopravvivenza del culto degli alberi, espresso dall’usanza assai diffuso nella Bassa Padana, di piantare un albero alla nascita di un bambino ( che poi ne diventa il tutore, avendogli dato il suo nome ( oppure un nome segreto o magico) e riponendo in esso la sua “anima esterna”.
Il concetto magico-religioso di “anima esterna .come molti altri, è stato rimosso dalla cultura dominante, ma non può venirne estirpato, tanto che è assai significativo, da un punto di vista etno-antropologico, il caso di una bambina di Moglia (Mantova ) che voleva incatenarsi al tronco del “suo” albero,destinato a venir spazzato via dalla ruspe insieme ad altri 190 alberi, per far posto a delle villette. Essi erano stati piantati ritualmente alla nascita di altrettanti bambini del paese, in applicazione alla legge 113 del 1992 (“Obbligo per il Comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica”).
http://agricoltura.regione.campania.it/foreste/albero_neonato.html
Una legge che molti comuni stanno imparando a rispettare.(La Provincia quot. 2011)
Eccezionale il caso di Felix, il bambino tedesco che ha piantato un milione di alberi
http://www.ilmioprimoquotidiano.it/natura/felix-il-bambino-che-ha-piantato-un-milione-di-alberi 23 agosto 2011
Tra il 1994 e il 2001 l’Amministrazione comunale di Moglia aveva piantato oltre 200 alberi in una vasta area destinata a verde pubblico.Ii parchi erano stati inaugurati con cerimonia ufficiale del sindaco e alla presenza dei genitori dei nuovi nati., ma l’Amministrazione Comunale in carica dal 2002 ha trasformato quell’area in edificabile e ne ha avviato l’alienazione per far posto a delle villette ( La Provincia di Cremona quot 2005 ; Angelini L.2005; Grazioli E. 2005)
Anche la piccola Beatrice ,come Julia Hill, che l’ha incoraggiata (Oliani G. 2005) e che è venuta appositamente da lei per conoscerla (Negri R. 2006 ) come gli indigeni di tante etnie di interesse etnologico che si sono eroicamente impegnati a difendere i loro alberi dalle ruspe (es l’etnia indiana dei Cipko (Ceinos P 1992 p.50) e Bishop ( Bertocchi A. 2009 a) aveva sentito nascere in sè un profondo sentimento empatico nei confronti di quel suo albero, nel quale aveva risposto la sua anima, così che le due anime erano diventate una .Quel sentimento d’amore, incoraggiato dalla famiglia e dalla società, era germogliato insieme all’albero ed era cresciuto insieme a lui, diventando una forza interiore che la spingeva all’azione, al sacrificio. Ebbene quel sentimento è eterno e nessuna ruspa lo può estirpare.
Sorprende la brutalità della punizione insensata di una relazione d’amore, poco prima lodata, incoraggiata e poi traumaticamente interrotta con la violenza..Tuttavia i bambini hanno conservato gli spiriti dei loro alberi trucidati e martirizzati grazie al Comitato “Salviamo il Parco”: un luogo sacralizzato dal sentimento cognitivo-empatico del “sacro immanente nella natura” che costituisce una costante antropologica della psiche umana ed è sempre pronto a risorgere e a sostenere forme di etnoresistenza , ovunque gli oltraggi alla natura passino i limiti del comune idem sentire. Infatti il padre della bambina Rudy Bulgarelli,attivista di Legambiente, ha fatto rivivere la robinia di sua figlia, togliendo una parte della radice che era nata contro il tronco dell’albero e ripiantandola nel parco che ha realizzato lo stesso anno (circa 200 alberi) nel terreno che gli ha dato suo padre e che ha dedicato ai bambini di Moglia (corrispondenza personale).
Beatrice Bulgarelli al centro tra Julia Hill e l’amica Bianca
Si è trattato di un gesto che ha salvato insieme alla vita della pianta, la gioia di vivere in sintonia con la natura. Una gioia che rifiorisce ogni qualvolta viene piantato una albero alla nascita di un bambino, specialmente se poi il bambino viene educato ad accudirlo
Così accade che questa antichissima usanza,, nota anche alla cultura ebraica, http://www.interware.it/tsr/scuole/venezia/vitaebre.htm, sia ancora presente in molti paesi del cremonese (Gombito, Crema, Castelfranco d’Oglio, Persichello ( fraz.di Persico d’Osimo) e, non a caso a Montodine (Biondi M.2000) dove, in occasione della festa dell’Albero Amico, gli studenti dell’Istituto Stanga di Cremona e il Parco del Serio, hanno offerto gratuitamente tremila pianticelle ad altrettanti “genitori adottivi.
L’intreccio tra alberi della Cuccagna e culti arborei, costituisce un campo aperto di studi che con questa nota di campo spero di poter far uscire dal’oblio Ma se in provincia di Cremona questo genere di alberi sta rispuntando, soprattutto nel cremasco ( Pianengo, Pieranica, Quintano, Pandino (Fraz. Gradela e Nosadello) e Bagnolo Cremasco, andando a ritroso nel tempo lo troviamo a San Latino (Castelleone (Corada S. 1973) e a Castelleone ove , in epoca napoleonica veniva eretto per precisa disposizione regia, durante la Festa pubblica del 9 giugno- (Castelleone 1811) e la Festa del nuovo regno d’Italia (Castelleone 1862)
Nella circoscrizione di Casalmaggiore veniva piantato negli anni ’70 a Calvatone e a Bizzolano (Gozzi G.- cura di-2002 p229) e, dal 2004 fino ad oggi (2009), è stato riproposto a Fossacaprara, dove l’altezza alla quale sono stati posti i salami, è stata fata oggetto di scommesse, dopo essere stata calcolata con precisione per mezzo di un puntatore laser. Vincitore è colui che più si approssima ad indovinare l’altezza alla quale sono sati posti i salami. (Bazzani D.. 2005).
Nei secoli corsi questo rito doveva aver una ben maggiore diffusione, se nel 1638 l’usanza era ancora viva in molte piazze di Cremona, come attesta il Bresciani G.( 1638 p.57, p.59, p.63, p.64, p.67 pp.67-70.
La Sagra di Montodine , si è ripetuta sabato 23 Luglio 2005, ma poi è stata sospesa .
In compenso è risorta quella di Bagnolo Cremasco che l’ha celebrata ripetutamente il 31 Luglio 2009 altocremasco.blogspot.com/2009/07/del-31-luglio.html ;
il 3 agosto 2009. http://www.cremaonline.it/articoli/images/cu8161locandina_2009.pdf ;
e il 1 ottobre (Bagnolo Cremasco 2009) mentre è diventato celebre quello di Vailate(11 ottobre 2011), per aver messo a dura prova i concorrenti
http://palodellacuccagna.blogspot.com/2011/10/vailate-la-fatica-del-palo-quasi.html
Un’altra prova del rinnovato interesse verso il recupero dei riti arborei , è data dalla difesa di Nona Quercia, una quercia secolare minacciata di essere estirpata per far posto ad una autostrada, http://www.cremonaoggi.it/?p=32677Credo. Questa vicenda rafforza la necessità e l’urgenza di lavorare al monitoraggio multimediale delle tradizioni popolari,la cui efficacia
l’Atlante Demologico lombardo, ben rende evidente .
Antonia Bertocchi